sabato 8 novembre 2008


MAESTRI E CATTIVI MAESTRI


Vi è stato un tempo in cui l’iniziato veniva riconosciuto dai comportamenti. La rettitudine era il carattere distintivo dell’iniziato stesso. Ciò scaturiva dalla pratica dell’idea della “Retta Azione”, che non deriva da convinzioni filosofiche o da speculazioni intellettuali ma dalla sperimentazione pratica, cioè dal percorso vissuto della Via Iniziatica. I risultati di questa sperimentazione, custoditi e tramandati attraverso i simboli, costituiscono la dottrina e la Tradizione, che vanno intesi come patrimonio di valori e di indicazioni operative, non solo teoriche.
L’intuizione, che rischiara quale lampo di luce la via a coloro che tale via percorrono, è lo sbocco dell’esperienza nella conoscenza: vale a dire, lo sperimentare tocca con mano e fornisce riscontro sulla giustezza del percorso, in quanto mezzo di verifica.
L’idea, così, diviene carne della propria carne e non concede nessuna possibilità di deroga. Il “retto comportamento”, che è un valore umano, rappresenta una via obbligata, una regola, per coloro che intendono con i fatti, lavorare per la propria evoluzione.
Il comportamento scorretto viene evitato, non per motivi filosofici o estetici, ma perché porta all’involuzione. Tutte le tradizioni, infatti, affermano che le azioni generano il debito del Karma, dal quale ci si libera attraverso la catarsi, il lavoro, l’espiazione, che può avvenire nel corso di una o più esistenze, in cui tutto è contrappassato. Così, specificatamente dice la tradizione orientale. Quella occidentale, pur attraverso una simbologia differente, dice la stessa cosa.
Nell’opera alchemica di trasmutazione del piombo in oro, quando le varie fasi di trasformazione, che vanno dalla putrefazione, passando per la calcinazione, distillazione e che terminano nella sublimazione, non vengono compiute come prescritto dall’arte, cioè con attenzione e coerenza, l’oro ottenuto presenterà impurità e il lavoro dovrà, necessariamente, essere ripetuto.
I simboli muti presenti nel “Tronco della Tradizione” divengono eloquenti, parlanti, a mano a mano che si percorre correttamente, coerentemente il cammino iniziatico.
Il nucleo dell’insegnamento iniziatico è costituito, infatti, da regole e indicazioni operative che hanno la finalità di liberare la coscienza (nel linguaggio muratorio, ad esempio, sgrossare la pietra equivale a ricercare la luce, che è luce mentale e spirituale). Alla liberazione della coscienza si può pervenire attraverso diverse vie. La via iniziatica è costituita dall’Arte Reale. Simboli, Rituali, Leggende, Parole Sacre (mantra) e “grandi detti”, la “Trasmissione della parola da bocca ad orecchio” in una ininterrotta catena di Maestri, fanno diretto riferimento a questa Via.
Mano a mano che il “praticante” trascura il suo carattere iniziatico, queste concezioni perdono il loro senso reale e si riducono a semplici enunciazioni senza partecipazione vera. Inizia il cammino verso il basso, il percorso in discesa, che è controiniziatico e che sortisce l’effetto contrario a quello cercato.
Il percorso involutivo, che è facilmente individuabile, per chi percorra effettivamente il sentiero, si caratterizza con la confusione sempre più palese, con l’indifferenza alla partecipazione alla vita della propria Famiglia iniziatica, e giunge infine (questo è il segno che si sta oltrepassando il punto pericolosissimo di un possibile “non ritorno”!) al disconoscimento dei simboli che divengono figure indecifrabili.
Come prima conseguenza si ha la rarefazione dei Maestri per mancanza di discepoli e poi la loro scomparsa totale o quasi. Le intelligenze, infatti, per natura consuonano e tendono ad abbandonare le non-intelligenze ai loro destini.
La “Parola” (il significato, essenza delle cose) si perde, e scomparsi coloro che possono costruire un punto di riferimento per ritrovarla, fanno la loro comparsa lungo la Via i “cacomaestri” (da cacos =cattivo), maestri della involuzione. I “cacomaestri” espressione dell’involuzione e della confusione, generano a loro volta involuzione e confusione. Occorre, quindi, evitare il proliferare dei “cacomaestri”. Occorre evitare di diventare, a propria volta, un cacomaestro in più!
Finché nell’universo iniziatico sopravvivono Tre Maestri, l’universo iniziatico genera Maestri. Allo stesso modo anche i maestri dell’involuzione producono i loro maestri, deputati, però, a volte inconsapevolmente, a distruggere il Verbo.
I primi segni dell’involuzione vanno ricercati nell’alterazione del lavoro Tradizionale, che agli occhi del cattivo discepolo, diventa assemblea di cui si sottolinea il semplice e solo dibattito, lo scontro di idee, la messa in moto di vibrazioni dissonanti: concezione esattamente opposta a quella che vede lo sforzo di comporre l’eggregoros, la sintesi energetica, le vibrazioni consonanti, e non contrastanti. Come conseguenza abbiamo il rinforzo della Babele, confusione di lingue che generano incomprensione, incomunicabilità e quindi impossibilità di costruire la Torre che deve raggiungere il Cielo (ciò che è celato). Infine, si manifestano la presunzione e l’arroganza, la prepotenza e l’impazienza fino al disconoscimento e l’alterazione della tradizione e della sua trasmissione.
La Luce Iniziatica, con questa pratica involutiva, dovrebbe scaturire dalla accettazione della contesa, e dallo scontro con i pregiudizi degli altri?!
Tutti siamo Discepoli e logica vuole che il Discepolo, che si lascia irretire dalle apparenze della Babele, prima o poi abbandona perfino il formalismo della Via Iniziatica: diviene disattento, trascura il “lavoro” o vi partecipa con lo spirito e i modi del profano, fino ad abbandonare definitivamente il percorso . . . A meno che non intervenga (il che è peggio), un interesse da “metalli” o, ancora, la nevrosi, ipocritamente mascherati, da una sorta di filosofia personale e di prassi, per cui si predica bene e si opera per il senso contrario: a tutto viene trovata una giustificazione condita di altisonanti parole. E’ la regola della mancanza di regole. La regola profana, così, sovrasta l’iniziato svilendolo.
Allora sarà possibile fare ciò che, al momento, sembra più conveniente, tanto poi, al momento più opportuno, quando appare conveniente non più questo, ma il contrario di questo, tutto si aggiusta con un abbraccio (tanto si è certi di poter essere accolti fraternamente). Concezione perversa, questa, opposta alla dottrina della Via Iniziatica, perché legittima, di fatto, il comportamento scorretto, capovolgendo il senso della Regola Iniziatica. Non si può pensare, infatti, che indulgere in questa pratica possa costituire un segno di pentimento e di buoni propositi futuri. Se così fosse, la situazione generale volgerebbe rapidamente al bello, ciò che palesemente non è. Diventa, invece, questo comportamento, ineluttabilmente e sempre più, una sorta di pausa tra un comportamento scorretto e quello successivo.
Appare chiaro, di conseguenza, che per cancellare il nero, non è più necessario “smaltare il lattone”, secondo l’insegnamento dei vecchi alchimisti: più semplicemente si ricopre il nero di bianco. Ma la pittura nasconde, anzi, fissa il nero non lo cancella, e “fissa” anche la convinzione che si può operare al nero, tanto poi lo si dipinge di bianco. La pittura bianca sul nero, oltre che controiniziatica, è anche diseducativa. Nella Via Iniziatica (e in tutte le Vie Iniziatiche) il nero viene eliminato attraverso l’effettivo lavoro di trasmutazione, che trova applicazione nella pratica quotidiana, sul campo della vita, in cui sono disseminati, innumerevoli, gli ostacoli da superare: nella via devozionale questo avviene attraverso la penitenza.
Il percorso involutivo porta alla visione confusa generalizzata, fino al disconoscimento dei simboli. Accade, in altre parole, che alcuni, dichiarano con aria sapiente che lungo la Via non esistono Maestri, senza neanche riflettere sul fatto che quel simbolo possa essere indicatore di significati e di contenuti di cui egli non sospetta neanche l’esistenza. L’interpretazione del simbolo diviene deviata e perversa.
Maestro non è più colui che ha il compito di trasferire gli insegnamenti ed i valori della TRADIZIONE, ma è colui che autogiustifica i personalismi del proprio ego, ignorando Dottrina e Tradizione, fa uso del vaniloquio come di materia d’insegnamento: “parla per parlare”, allo stesso tempo manca di paziente sopportazione degli intemperanti e degli scorretti che sono una presenza costante ed ineluttabile sulla Via dell’iniziato.
La Tradizione è la conoscenza iniziatica, la saggezza che si trasmette nei millenni. Il Maestro è lo strumento nelle mani della tradizione, deputato alla trasmissione della conoscenza iniziatica; il Lavoro è lo strumento per la verifica della giustezza del percorso e per l’applicazione pratica della conoscenza stessa.
Spesso, lungo la Via, s’incontrano pseudo iniziati che dissimulano. Questi, schiavi del delirio di onnipotenza, non si sono mai rimessi alla tradizione, non si sono mai affidati alle cure di un maestro, anche se lo danno a credere, tanto meno si preoccupano di verificare i loro improbabili e assurdi approdi. Questi, inoltre, alimentano la pretesa della loro maestria, pur affermando il contrario, con arroganza e presunzione, con la sottile polemica e demagogia, utilizzando esclusivamente metodologie profane che nulla hanno a che fare con la saggezza degli iniziati.
Dall’esempio di questi falsi maestri senza verifica, pazientemente è necessario allontanarsi. E’ vero che tale presenza costante ed ineluttabile può essere più o meno numerosa, più o meno fastidiosa. E’ quasi certamente vero che attualmente è più numerosa e più fastidiosa che in altri momenti storici.
Tuttavia non sono vani gli insegnamenti per altro teoricamente a noi ben noti:
“Se sai sopportare che il vero che il vero che enunci divenga, distorto dai furbi, una trappola tesa agli stolti;
Se puoi tenere la testa ben ferma quando tutti intorno a te la perdono;
Se puoi attendere e non essere stanco dell’attesa . . .
Se sai vedere spezzate le cose a cui desti la vita, sostare ed ancora forgiarle di nuovo con logori arnesi;
Se sai forzare il tuo cuore, i tuoi muscoli e nervi a servire, servire, servire, al di là delle tue forze e così tener duro, pur quando tutto è finito eccetto il tuo volere che dice: resisti!!!
Se sai riempire il minuto implacabile con sessanta secondi di strada percorsa, . . .
Sei UOMO figlio mio!” (R. Kipling)
Insegnamenti Teoricamente ben conosciuti, ma di cui bisogna ricordarsi al momento di comportarsi praticamente!

Giuseppe Vinci

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